Cosa prevede il ddl cinema e perché avrà un grosso impatto sul mercato dell’audiovisivo

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Dalle nuove risorse finanziarie ai contributi, dall’addio alla censura alla tutela delle opere italiane in TV e streaming. Una rapida panoramica sul nuovo Decreto.

Con l’approvazione dei decreti attuativi da parte de Consiglio dei Ministri, il ddl cinema è diventato legge, ed è destinato a stravolgere il mondo del cinema (e non solo).

Il nuovo Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e l’audiovisivo

Partiamo dalla creazione del Fondo, destinato a finanziare gli interventi appunto per il cinema e l’audiovisivo, tramite incentivi fiscali e contributi automatici. In sostanza, sono state accorpate in un’unica entità le attuali risorse del Fus Cinema e del Tax Credit. Per quanto riguarda l’alimentazione di questo Fondo, si prende come modello il sistema in vigore in Francia, e quindi verranno utilizzate le tasse già derivanti dalla programmazione e trasmissione televisiva, dalla distribuzione e proiezione cinematografica, dall’erogazione di servizi di accesso ad internet da parte delle imprese telefoniche e di telecomunicazione. L’11% del gettito Ires e Iva di questi settori costituirà la base di calcolo delle risorse statali destinate al finanziamento del Cinema e dell’audiovisivo: abbiamo quindi sostanzialmente una forma di autofinanziamento, e non una tassa nuova. Inoltre, questo Fondo non potrà mai scendere al di sotto dei 400 milioni di euro annui, cifra che rappresenta un aumento del 60% rispetto alle norme attuali.

Aiuti selettivi

È anche stato stabilito che fino al 18% di questo fondo sarà dedicato ogni anno al sostegno di opere prime e seconde, giovani autori, start-up, piccole sale di proiezione, festival e rassegne di qualità, e infine per le attività della Biennale di Venezia, dell’Istituto Luce Cinecittà e del Centro sperimentale di cinematografia.

Finanziamenti automatici

Sono state abolite le commissioni ministeriali per l’attribuzione dei finanziamenti sulla base del cosiddetto “interesse culturale”, mentre è stato introdotto un meccanismo di incentivi automatici per  le opere di nazionalità italiana. Oltre alle agevolazioni fiscali, ci sono contributi automatici la cui quantificazione dipenderà da una serie di fattori quali i risultati economici e di diffusione; quindi verranno presi in considerazione ad esempio anche premi vinti e l’affluenza di pubblico in sala.

Niente più ‘censura di stato’ e nuovo sistema di classificazione delle opere

Non ci saranno più situazioni come il divieto assoluto di uscita in sala di un’opera, così come l’uscita condizionata a tagli o modifiche della stessa. Non saranno più le commissioni ministeriali a valutare l’adeguatezza dei film alle varie fasce d’età, ma saranno gli stessi operatori del cinema a classificare le loro opere, indirizzandole così ad un pubblico piuttosto che un altro. Naturalmente lo Stato ha comunque la facoltà di intervenire in caso di abusi, sanzionando l’operatore che ha commesso l’errore. E ci sarà una nuova classificazione, con quattro categorie: opere per tutti, opere non adatte ai minori di 6 anni, e opere vietate ai minori di 14 e 18 anni (che potranno comunque recarsi al cinema se accompagnati dai genitori). In più, i distributori dovranno dire esplicitamente se un determinato film mostra armi, violenza o scene di sesso, il tutto accompagnato da un nuovo sistema di icone.

Novità per tv e streaming

Sono stati introdotti anche obblighi di programmazione relativi ai servizi media audiovisivi (come li definisce il Governo), oltre che per le piattaforme di streaming (quindi Netflix ed Amazon, ad esempio). È stato lo stesso ministro Franceschini a spiegare in aula alcune di queste novità: «E’ il decreto che ha fatto più discutere e che punta a rafforzare l’obbligo delle televisioni di investire o trasmettere cinema italiano. Ci sono state reazioni che non ho capito: le norme c’erano già, si prevedeva anche prima il 50% di opere europee, solo che non c’erano sanzioni né regole legate agli orari di trasmissione. Abbiamo rafforzato gli obblighi di investimento, abbiamo previsto obblighi molto ragionevoli ispirati al modello francese di trasmissione in prime time. Quindi ora le tv private avranno il 6%, 2 ore a settimana, di trasmissione di opere italiane mentre la tv pubblica ne avrà il doppio, quindi 4 ore. Di queste 4 ore 2 di cinema italiano e 2 di opere italiane».

Incentivi e semplificazioni per chi investe in nuove sale

Arrivano anche 120 milioni nei prossimi 5 anni, che serviranno sia a far nascere nuove sale in tutta Italia, sia a rendere di nuovo attive sale che erano state costrette a chiudere.

 

Andrea LiguoriAssociate

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